La mostra di Maria Micozzi, originaria di Tolentino, trae la sua motivazione più immediata dai traumi che le terre marchigiane hanno patito con i recenti eventi sismici. È difficile superare il contenuto doloroso di esperienze simili e l’elaborazione è un lungo percorso di cambiamento necessario e difficile.
La forza della vita è nella rigenerazione; l’arte ne testimonia le valenze più segrete.
“Attorno alle case cadute / non si fanno domande, / si cerca dove posare la pena / dove trovare cuore / per le storie interrotte”. _Maria Micozzi
[…] Il critico e filosofo Giuseppe Vannucci scrive: “Nella sua opera orientata ad una visione sistemica del mondo, nella concezione “relazionale” di Gregory Bateson, la dimensione fantastica scaturisce dalla complessità labirintica delle infinite relazioni possibili, geometrico-matematiche, mnestiche o simboliche tra gli elementi di un tutto che, nella visione organicistica di Maria Micozzi, si traduce nel mito femminino della grande madre cosmica attraverso la forza sinuosa ed erotica dei suoi acefali corpi femminili. In questo suo anelito alla ricomposizione formale della totalità attraverso la compresenza e la ‘ricucitura’, nelle sue opere di frammenti, di linguaggi plurimi vengono meno le rigide e schematiche contrapposizioni tra figurazione e astrazione, tra razionale e non razionale, tra mente e corpo delineando così nuove possibili connessioni e relazioni tra contesti e realtà irrelate”.
[Estratto dal testo “A proposito di Maria Micozzi” di Carla Galimberti]
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