Monografia dedicata al lavoro dell’artista poliedrico Enrico Pulsoni (Avezzano, 1956).
“Frutto di un progetto camaleontico e versatile, capace di aderire a ogni scala linguistica e di assecondare con agilità «un sistema dell’arte costituito da unità costanti di base e da regole grammaticali e sintattiche precise che ne rendono possibile il funzionamento in contesti diversi», l’itinerario visivo proposto da Enrico Pulsoni è coscienza di una trascendenza primordinale da cui partire per attraversare la lebendige Gegenwart, la viva presenza delle cose, l’attualità che si allunga sull’avvenire ma illumina anche il passato. […]
Articolando un discorso sui confini dell’architettura e spingendosi lungo le arterie della geometria (a questo periodo appartengono intrecci cartacei incerati, collage spigolosi, decoupage su legno o formule d’estrazione comportamentale) Enrico Pulsoni avvia il proprio percorso con un preliminare e fondamentale riduzionismo fatto di ascisse e ordinate, di vie di fuga, di forme elementari, di circuiti controllati da un pensiero il cui nucleo facilita l’accoglienza: ospita oggetti, maschere, volti che cercano un nome o si perdono in un groviglio di forme educate e limpide, contaminate e contaminanti, inabissate nella ricerca di una magnetica totalità”.
Tratto dal testo introduttivo “Evocazioni di sera” di Antonello Tolve