Libro monografico dedicato all’artista Valentina Biasetti (Parma, 1979).
[…] Per Valentina l’abitudine dello studio e la forma del diario – dispositivi domestici e intimi – sono i mezzi per tentare gli esperimenti molteplici delle personalità, simboli di stasi proiettati nel tutto, in una polarità tra chiuso e aperto, privato e pubblico, particolare e assoluto […].
Dalla “porta della stanza” in cui Valentina Biasetti disegna entrano personaggi che hanno lo stesso aspetto dell’autrice ma si atteggiano in maniera esibita e maliziosa. Strizzano l’occhio alla camera da presa rappresentata dall’inquadratura della tela e si mostrano, spesso svestite, appagando le aspettative di uno sguardo maschile e oggettivante. Dietro quegli autoritratti in posa c’è un lavoro allestitivo e attoriale che porta il soggetto fuori da sé a calcare ipotetici percorsi identitari, cambiare la maschera della normalità e divertirsi a recitare una parte, anche quella che sulla carta apparirebbe la meno consona e “adeguata”. Se l’arte è trascendere il quotidiano, nello spazio separato della stanza in cui ha luogo la propria pratica, nel tempo sospeso del lavorio giornaliero, Valentina si mette in posa, diventando qualcun altro per fare del sé moltiplicato il modello di partenza dell’attività artistica.
Dal testo “Valentina Biasetti. Il viaggio dentro la testa (e dentro lo studio)” di Gabriele Salvaterra.