La pittura di Andrea Marchesini restituisce un’autobiografia traslata, un’idea tradotta di quello che l’artista è e di come percepisce se stesso in relazione al mondo: corpo e pensiero nel flusso di quella continua evoluzione propria della specie umana.
Ecco perché la carrellata di tipi, i Frankenstein 2.0 della più recente produzione pittorica, possono già considerarsi antenati della Generation Beyond, una Generazione Oltre dove l’oltre sta ad indicare la tensione continua dell’umanità a superarsi: non seguendo una direttrice gerarchica di ascesa fine a se stessa bensì un senso evolutivo/spirituale. Uno stadio superiore raggiungibile attraverso una fase decostruttiva a cui ne segue una costruttiva. Da pars destruens a pars construens – come direbbe Nietzsche, dal quale Marchesini si lascia ispirare – nasce qualcosa, qualcuno, che prima non esisteva, generandosi da tessere di un puzzle rimescolate di proposito con l’intento di assistere alla nascita di quelli che l’artista definisce, appunto, “Frankenstein contemporanei”, esseri in continua meditazione/riflessione e in lotta per affrontare il proprio percorso di crescita.
Dal testo The Shape of Inner Forms di Francesca di Giorgio