Volume pubblicato in occasione della mostra “Servet Kocyigit. Truth serum”, a cura di Silvia Cirelli, Officine dell’Immagine, Milano, 27 novembre 2014 – 7 febbraio 2015.
Nato nel ’71 a Kaman, una cittadina dell’Anatolia Centrale, Kocyigit è cresciuto durante il terzo golpe militare, uno dei periodi più bui della cronaca recente. Come lui stesso afferma, «la mia adolescenza non è stata segnata dalla divertente scelta dei capelli all’ultima moda o dalla gara alla più improponibile imbottitura sulle spalle», al contrario, gli anni ’80 hanno simboleggiato il bisogno di trovare una propria identità e di comprendere, quanto possibile, la controversa realtà culturale di cui era testimone. «Noi volevamo la libertà» continua l’artista, «ma non sapevamo cosa questa significasse veramente, c’è voluto molto tempo per capirlo e, se ci sono riuscito, lo devo sicuramente all’arte».
L’arte diventa dunque per Kocyigit la “parola” con la quale esprimersi liberamente, lo strumento col quale raccontare le fratture della propria generazione, il senso di sradicamento e la sempre più evidente consapevolezza di una realtà vulnerabile e precaria.
Servet Kocyigit cattura la memoria collettiva, per poi restituirla in una nuova dimensione metaforica, dove trionfa il labile equilibrio fra percezione (intesa nella sua connotazione sensoriale ed emozionale) e concezione (elaborazione invece più oggettiva). La verità, inizialmente esplorata nella sua tangibilità, viene inevitabilmente manipolata e alterata, orientando il dibattito verso la ricerca di una finzione e una disillusione.
Tratto dal testo “Aspettando l’inganno” di Silvia Cirelli