[…] Le profondità della nostra mente si ritrovano allo specchio, riflesse, riprodotte, moltiplicate nel tempo e nelle tre dimensioni dello spazio, contenute, nello stesso momento, in un’immagine bidimensionale ma solo fisicamente.
È questo il destino di un’immagine? Condurci in quello spazio, lasciare che ciò che pensavamo solo nostro diventi altro: un’esperienza che vive per noi e fuori da noi.
Riccardo Bandiera compie un viaggio, dove l’attraversamento, da una serie fotografica all’altra, avviene per immersione. Il respiro, tra uno scatto e l’altro, scandisce una visione che si compone di cicli fotografici differenti, alcuni ancora in progress, come se anche la distanza temporale, da un’immagine all’altra, scandisse un ritmo: immergersi ed emergere, trattenere il respiro e lasciarlo andare.
Le fotografie di Bandiera sono esseri anfibi, vivono fuori e dentro l’acqua, di certo uno dei segni distintivi del suo lavoro, una sorta di elemento guida che ritorna, a fasi alterne, a ricoprire un ruolo duale di presenza e assenza, protagonista e comparsa, senza esaurire nel riferimento geografico immediato, date le radici liguri, la lettura di una articolata ricerca attraverso il medium fotografico.
(dal testo Breathe In. Breathe Out di Francesca Di Giorgio)