Monografia realizzata in occasione della mostra personale dell’artista presso Officine dell’Immagine, Via Atto Vannucci 13, Milano, 24 ottobre 2013 – 24 gennaio 2014.
INSIDE OUT, questo il titolo della mostra curata da Silvia Cirelli, propone un percorso culturale prima ancora che artistico, in cui si articolano le contraddizioni di una contemporaneità condizionata continuamente dallo spettro di conflitti sociali, politici, pubblici (l’outside), che hanno immancabilmente risonanze sulla vita privata degli iraniani, sulla loro sfera intima (l’inside). L’arte di Gohar Dashti sorprende per una raffinatezza tagliente, che mostra sofferenze atroci, ma con metafore sottili che solo valicando la barriera dell’apparente oggettività si possono comprendere. Nulla è esplicito, al contrario, la verità viene rivelata da un puzzle di elementi nascosti, che scoprono suggestioni fino a quel momento inconfessate.
Nell’esposizione di Milano saranno visibili, in esclusiva italiana, le serie più famose di quest’artista, in una selezione che ne raccoglie i tratti distintivi, confermandone l’unicità lessicale. Today’s Life and War, del 2008, già dal titolo denuncia la difficile condizione del vivere quotidianamente a contatto con la guerra. La coppia protagonista è infatti costretta a una dimensione domestica dove è sempre presente l’ombra della violenza: in uno scatto i due giovani pranzano serenamente, mentre alle spalle arriva un temibile carrarmato, in un altro sono obbligati a stendere i propri panni su del filo spinato, in un altro ancora, si addormentano circondati da un’inquietante squadra militare. Nonostante la continua minaccia di pericolo, non c’è mai rassegnazione sui loro volti, quanto invece fermezza, determinazione a resistere. Questo stesso rigore è percettibile anche nella serie Slow Decay, nella quale si aggiunge però una severità che suggerisce un’agonia intensa. L’immobilità della scena regala storie private, dolori intimi sospesi fra spazio e tempo, dove lo sguardo dei personaggi annuncia segreti forse ancora troppo amari perché siano dichiarati. La severità viene poi abbandonata nella recente serie Volcano, del 2012, in cui l’artista mette in scena una sorta di teatro dell’assurdo, con personaggi che ridono divertiti e una strana creatura che si aggira fra gli spazi. Seppur la sensazione iniziale sia quella di un’atmosfera rilassata e gioiosa, l’anomala presenza crea scetticismo nell’osservatore, che non sa se aspettarsi una catastrofe annunciata, oppure un gioco innocente. La mostra si chiude infine con l’ultima serie di Gohar Dashti, Iran, Untitled, presentata a Milano in esclusiva assoluta. Lo scenario cambia nuovamente, spostandosi nella periferia di Tehran, in un paesaggio nostalgico e silenzioso. Qui si consumano piccole trame di vita, che rievocano la grazia dei tradizionali haiku giapponesi, noti per riuscire a tradurre in linguaggio, l’intensità di un’emozione.
Biografia
Gohar Dashti è nata ad Ahvaz (Iran) nel 1980, attualmente vive e lavora a Tehran. Laureata nel 2003 alla Fine Art University di Tehran, nel 2005 si è poi specializzata con un Master in Fotografia. Ha partecipato a numerose residenze d’artista e scholarship come DAAD award (2009-2011), Visiting Arts (1mile2 project), Bradford/London, UK (2009), International Arts & Artists (Art Bridge), Washington DC, USA (2008). Al suo attivo ha numerose mostre sia in importanti Musei stranieri, come il Mori Art Museum di Tokyo (JP), il Fine Art Museum di Boston (USA), il National Taiwan Museum of Fine Art (TW), la Devi Art Foundation di Gurgaon (IN) e il Grimmuseum di Berlino (DE); che partecipazioni a Festival e Biennali, come l’Asian Art Biennial (2013), il Fotofestival di Oslo (2013), Le Printemps de Septembre Festival di Tolosa (2012) e il Photoquai di Parigi (2009).