L’ideale poliedrico ellenistico di bellezza sottende il meticoloso lavoro di collezione dei ritratti di Domenico Grenci.
In Canto di Lontananze, ancor più che in altri lavori è evidente la necessità ed il desiderio dell’artista di cimentarsi in una catalogazione quasi tassonomica della figura della Donna; in una costante ricerca di qualcuno e quel qualcuno lo ritroviamo nel collezionare volti.
Volti femminili perché vi è un gioco tra le parti, una fascinazione verso l’altro sesso e nello stesso tempo una possibilità di giocare con i ruoli.
Le donne che Domenico ama dipingere fanno parte di una sua particolare idea di Bellezza, le definisce: “Madonne Fiamminghe dell’oggi”.
I volti delle modelle, poco segnati dalla vita, lasciano spazio alla sua personale interpretazione. Scava nella loro psiche e allo stesso tempo si abbandona al magnetismo che esse emanano, non è però uno scambio alla pari tra due persone, chi ritrae e chi è ritratto, ma una personale costruzione di un mondo intimo nel quale raffigura una sua illusione, dunque non è uno studio sull’identità ma sull’iconografa.[…]
(Mara Pradella)