Titolo: La selva oscura
Autore/Artista: AA.VV.
Testi: Margherita Fontanesi, Maria Luisa Trevisan
Lingua: italiano
Anno: 2015
ISBN: 978-88-6057-265-3
Dimensione: cm 14,8×21
Rilegatura: brossura grecata e fresata
Pagine: 48
Prezzo: € 15.00
Disponibile anche in versione ebook:
ISBN: 978-88-6057-266-0
Formato: PDF
Prezzo: download gratuito
Volume pubblicato in occasione della Giornata della Memoria 2015, 70° anniversario della liberazione del Campo di Concentramento di Auschwitz.
Artisti in catalogo: Alessandro Bazan, Fulvio Di Piazza, Kim Dorland, Manuel Felisi, Giovanni Frangi, Fabio Giampietro, Hyena, Giorgio Linda, Raffaele Minotto, Luca Moscariello, Barbara Nahmad, Simone Pellegrini, Pierluigi Pusole, Tobia Ravà, Max Rohr, Hana Silberstein.
La scelta di avvicinarsi all’Olocausto attraverso la metafora del bosco risponde a diversi motivi: prima di tutto la volontà di evitare quanto più possibile la retorica e l’iconografia dell’orrore fatta di treni, baracche, filo spinato, stelle gialle e divise a righe, perché quanto più questi simboli si ripetono nei contesti più disparati tanto più vengono metabolizzati e ci si abitua alla loro vista. All’idea della Shoah, non ci si deve abituare. Per questo credo sia giusto parlarne con linguaggi sempre nuovi ed affrontarne aspetti sempre diversi.
L’arte, a differenza dei documenti, non enuncia in modo testuale ma suggerisce, e lo stesso fa la metafora.
Il bosco è carico di valori simbolici ed archetipici: è il luogo dove ci si nasconde e dove ci si perde, è il simbolo del viaggio che si compie dentro di sé ma è anche il luogo della paura per eccellenza.
La selva oscura è qui proposta come luogo spaventoso, nel quale sono assenti le certezze della vita quotidiana, i percorsi tracciati, la luce. Un luogo popolato di creature pericolose pronte ad aggredire all’improvviso, un luogo più ferino che umano.
Affrontare la storia della Shoah attraverso la metafora del bosco è assimilabile allo smarrirsi di Dante nella Selva Oscura. La Shoah del resto è stata quel bosco spaventoso in cui l’uomo ha perso se stesso, entrandoci lentamente, senza capire fino in fondo a cosa andava incontro, pensando di poter tornare indietro e ritrovare i propri passi in qualsiasi momento senza capire che ormai era troppo tardi e che la strada dell’umanità, della razionalità, della normalità era completamente perduta.
Tratto dal testo di Margherita Fontanesi