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© Espaarte – 28 February 2020

Intervista a CAMILLA BOEMIO di Francesca Di Giorgio

The sostenibilità, the tessile nell’arte visiva, i conflitti dell’identità and the gender sono temi cruciali nell’arte visiva e nella Fashion. Stretcher Boemio “writer, consultant & curator” – curator of the Nigeria Pavilion at 15. International Architecture Exhibition – La Biennale di Venezia (2016) – lavora sul limite che intercorre tra questi e ne sfuma i confini.
Se la sostenibilità è sempre stata una tematica ricorrente per Boemio, sviluppata in diversi progetti di ricerca, incentrati su altrettante tematiche ecologiche, come il cambiamento climatico e la difesa degli oceani: Portable Nation – Disappearance As Work in Progress – Approaches to Ecological Romanticism il Padiglione delle Maldive alla 55. Biennale d’Arte di Venezia (2013), Lapo Simeoni – Laboratorio Oceanico (2019) and After the Crash (2011) al Museo Orto Botanico di Roma, anche l’aspetto partecipativo ha giocato un ruolo fondamentale.
Un esempio è la performance di Ismael de Anda Neo-Quechquémitl (proiettata da Los Angeles a Roma e Venezia), un dialogo tra la tradizione e l’emersione delle nuove società a partire all’interpretazione di un accessorio del folkclore messicano.

Intessiamo un dialogo con Camilla Boemio dagli spunti forniti dal recente progetto realizzato per AltaRoma, The coat of hipness (sheer materials) of Jerome Chazeix, da poco concluso, insieme alla recente pubblicazione del volume As Brilliant As The Sun, edited by Vanillaedizioni nel gennaio di quest’anno, con oltre trenta artisti internazionali coinvolti in “un viaggio nelle pratiche artistiche della California ed intorno la città di Roma, creando un legame tra due luoghi d’arte accomunati da analogie e contraddizioni”.
Un viaggio seguendo la luce dell’arte e dei suoi insegnamenti che possono illuminare la nostra coscienza anche nei momenti più bui…

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