Andrej Mussa da Como
Your new daily ritual.
I eat a little more… Suspended in the house I rediscover forgotten flavors and smells, but my daily life has always been almost entirely domestic: son of chefs then restaurateurs. The kitchen understood as a place dedicated to culture has always been fundamental for me. Da bambino sul tavolo in cucina facevo i compiti, poi sullo stesso, come artista disegno etichette alimentari… In questi giorni di “quarantena” permanente scopro la facilità di ricordare.
How your way of working has changed?
Non è cambiato, come dicevo la mia metodologia è sempre stata domestica. Mi mancano le incursioni paesaggistiche, ma sono fortunato ad avere finestre che guardano sul paese, così in questi giorni di clausura forzata le mie pitture guardano fuori. Lascio da parte il cibo dipinto, lo stesso dimenticato sul tavolo, e dipingo quello che vedo dalla finestra. In questi lunghi giorni guardo per molto tempo fuori dalla finestra come un poeta paesologo.
With which objects and spaces of your daily life are you interacting the most?
Gli spazi sono due: la cucina e il mio studio situato nel piano superiore dell’abitazione. Amo gli stacchi… Le pause che mi permettono di spostarmi da un luogo all’altro della casa. Gli oggetti sono quelli che caratterizzano la mia pittura: il cibo condizionato dalle nostre tendenze e mode quotidiane, poi la finestra, i paesi che interagiscono con la natura.
Museums and galleries have reacted to the moment with digitalization and virtuality. What are your "strategies" for establishing new relationships?
Non sto instaurando nuove relazioni umane, cerco quelle che già conosco. Se tu invece intendi sotto il profilo artistico, allora ti confermo che la mia “strategia” comunicativa è sempre stata digitale e social. La galleria d’arte, conosciuta come luogo socializzante per le arti e per gli artisti, non esiste più…
New places and alternative spaces of cohesion have been born around you? (we think of the courtyards of the palaces, to the terraces etc…).
Una volta (ricordo i miei fine Anni ‘70) ci si raccontava sui balconi dei condomini, e si giocava nei cortili. Questi luoghi, definiamoli di coesione “alternativa” si utilizzavano già, forse possiamo oggi riutilizzarli sotto il punto di vista progettuale artistico. Ma è il “sistema” che dovrà cambiare, ci sarà una forte scrematura verso i luoghi delle arti. Questo è un bene.
Andrej Mussa a vent’anni era convinto che fare Arte fosse una missione, un’attività rivolta alla propagazione di una fede religiosa artistica (per persone ignare) capace di risolvere i problemi del mondo. A quaranta, ha compreso che i problemi ci sono e ci saranno sempre anche perché esiste un Arte “rivolta” a “dipingere” i problemi… Esaltandoli. Ha collaborato con le più prestigiose gallerie italiane, tra queste ricordiamo: Placentia Arte Contemporanea (Piacenza), Velan Centro per l’Arte Contemporanea (Turin), Romberg Arte Contemporanea (Latina), Fondazione Rocco Guglielmo (Catanzaro). Il suo progetto pittorico in quarantena si focalizza su intime devianti intrusioni “domestiche” nella quotidianità di un artista: finestre sui paesi, finestre sulle case. Situazioni, rubate, ripetute, riprese… Pitture focalizzate sulla parte non-mediocre della propria quotidianità, diminuendone, per quanto possibile, i momenti nulli. Fermando un istante, una sottile linea poetica tra la memoria e il paesaggio. Gli affetti quotidiani dimenticati sul tono di un colore, sul tavolo della memoria. Attraverso pitture naïf; ogni cosa domestica, ogni casa di paese sono ritrovati nella durata del sentimento. www.andrejmussa.com