Willy Verginer da Ortisei (BZ)
Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Durante la quarantena, ho avuto la fortuna di poter lavorare nel mio studio che si trova vicino a casa per quasi tutto il periodo. Solo nella prima settimana dall’inizio del lockdown non sono riuscito a lavorare, mi mancava la concentrazione e tutto mi sembrava surreale e spettrale. In quei giorni ho passato il tempo con il disegno e la lettura. Passato il primo sgomento sono ritornato nello studio. La scultura ha tempi più lunghi sia di progettazione sia di realizzazione. Quindi non ho cambiato molto e ho continuato con i progetti che avevo iniziato già da tempo.
Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Il coronavirus è una pandemia che ha influenzato tutto il mondo. Pochi eventi nella storia hanno influenzato tutta l’umanità nello stesso modo e nello stesso tempo come questo. Non sono all’altezza di capire il danno economico che seguirà. Pensando alla storia dell’umanità in modo più ampio, lo vedo come un periodo di poca importanza.
Se in breve tempo la vita quotidiana inizierà, penso che sia come essere alla guida di una macchina in folle corsa e il coronavirus è solo un colpo di sonno. Appena ci svegliamo si continuerà con la stessa velocità e nella stessa direzione. Secondo me quello che cambierà il mondo è il problema ambientale che avrà tutt’altro impatto sulla nostra vita. In questi giorni di epidemia ci siamo dimenticati del vero problema che ci circonda.
Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovo. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
In questi giorni di quarantena mi sono accorto che il tempo ha un altro valore. Da un giorno all’altro, gli impegni a breve termine sono stati cancellati. Il tempo non giocava più quel ruolo che aveva. Oltre al silenzio che ci circondava, il tempo a disposizione era aumentato, nello studio non si veniva disturbati, il tempo non correva, periodo ideale per la creatività.
Willy Verginer è nato nel 1957. In una delle prime mostre personali, nella Galleria Spatia a Bolzano e curata da Danilo Eccher, i lavori erano astratti, in legno, con l’accostamento di materiali naturali. Seguono anni di ricerca, di crisi e anni poco creativi. Nel 2005 si presenta di nuovo nella scena artistica ed espone a Trento nella Galleria Castello. Verginer ha cambiato radicalmente lo stile e si è presentato con opere figurative. Negli anni 2013/2014 inizia un nuovo ciclo chiamato Baumhaus. Le prime mostre personali di questo ciclo si svolgono a Lissone nel Museo d’Arte Contemporanea e nel Museo Ianchelevici a La Louvier Belgio. Negli ultimi anni Verginer si concentra sulla tematica dell’ambiente. A Detroit nel Michigan nel 2017 espone una grande installazione nella galleria Wasserman Projects. Questa mostra a Detroit si può considerare il miglior esempio di maturazione della tematica dell’ambiente nei lavori di Verginer. L’ultimo progetto espositivo, Rayuela, è stato realizzato nell’autunno 2019 a Tel Aviv nella galleria Zemack. La sua galleria di riferimento è lo Studio d’Arte Raffaelli, Trento. www.verginer.com