Luca Longobardi da Roma
La tua nuova ritualità quotidiana…
È formata da tasselli che si incastrano con molta libertà intorno all’appuntamento fisso dei live da casa, un punto di contatto con l’esterno che, da subito, è diventato il mio vero e proprio rituale.
Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Il mio home studio e i miei strumenti, un rapporto già vivo da tempo che è diventato ancora più vitale.
Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
È stato un tempo di accurati bilanci, di forte empatia, di risposte aperte a future riflessioni. La cosa che più mi ha sorpreso è stato il rapporto delle persone con la mia musica: probabilmente l’esser stati costretti a tirare improvvisamente il freno ha in qualche modo predisposto ad un atteggiamento più aperto allo ‘slow-listening’. L’ho avvertito chiaro in più di un’occasione e questo mi ha permesso, in un momento così delicato, di sentirmi ancora più libero nell’atto creativo.
Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi manca il contatto fisico con gli affetti, mi mancano le passeggiate con la musica a basso volume nelle orecchie e i rumori della città che si sposano con essa, mi manca il suono dell’applauso a fine performance.
Pianista, compositore e visual artist, Luca Longobardi rappresenta la generazione di musicisti di formazione classica che incorporano nelle loro opere il linguaggio della musica elettronica contemporanea e il multimedia. Nato nel 1976, ha studiato musica in Italia e New York e nel 2011 ha conseguito il Dottorato in Restauro dell’Audio Digitale presso La Sapienza, Roma. Compone musica per il balletto, il teatro, la televisione e il cinema. Molte sue produzioni sono fortemente legate ad installazioni sperimentali (Un Quinto Corpo, The Biber Project) e a spettacoli immersivi (Atelier de Lumières – Parigi, Carrières des Lumières – Baux-de-Provence, Kunstkraftwerk – Lipsia) per i quali cura anche la regia musicale.