Giuseppe Stampone da Basciano (TE)
La tua nuova ritualità quotidiana…
La notte lavoro fino a tardi (3 – 4 del mattino), questo è facilitato dal fatto che ho riattivato il mio studio al piano terra nella mia casa in campagna, dove ora vivo in questo periodo di quarantena.
Mi piace lavorare la notte perché amo il silenzio e il buio e, soprattutto, perché la Notte nasconde la dura realtà del nostro ultimo quotidiano… la Notte è rimasta la notte, ti affacci fuori e vedi quello che hai sempre visto: le stelle, la luna, il buio, il silenzio.
La mattina cerco di alzarmi il più tardi possibile, proprio per evitare la visione della luce fuori dalla mia finestra e, soprattutto, per ritrovarmi già a metà giornata passata senza stress, dormendo senza affrontare la dura realtà di ciò che c’è “Fuori” dalla mia finestra, fuori dalla mia casa: l’ossessione del fuori e della luce che mette in “luce” la realtà del dramma sociale che stiamo vivendo.
Appena mi alzo, verso le 11, la prima cosa che faccio è mandare un messaggio di buon giorno a Maria Crispal, artista e compagna di vita con cui ho condiviso progetti, visione ed esperienze. Poi, subito dopo, salgo le scale per raggiungere il 3° piano della casa, il piano più alto, la mansarda (mentre ancora sono in pigiama) per andare a salutare il mio secondo amore “la Bella Addormentata”, il mio Gran Sasso che mi dà, appena lo vedo, sicurezza e serenità; è uno dei pochi elementi (insieme a Maria Crispal e ai miei genitori) che mi dà certezze, è sempre lì, non mi lascia mai, sempre imponente – presente – monumentale. Il mio Gran Sasso ci avvolge e abbraccia ogni mattina, la sua forza è resistenza.
Faccio colazione e poi subito un’oretta di attività fisica con musica a palla (ho recuperato i miei vecchi miti: The Cure, The Smiths, The Clash, Sex Pistols, Diaframma, CCCP – Fedeli alla linea, Ramones, The Damned, ecc…), dopo scendo nello studio e lavoro fino alle 16 del pomeriggio, passeggiata dentro la studio e poi pranzo… finisco alle 18 e inizio di nuovo a lavorare fino a tarda notte finché non crollo. Nel frattempo diluisco la mia cena frazionandola dalle 23 alle 3 del mattino, distrutto vado a letto e mi addormento con la televisione accesa in camera (l’inutile televisivo è l’unica cosa che mi rilassa e non mi fa pensare a nulla!).
Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Assolutamente sì! “Il tempo e lo spazio morirono ieri”. L’errore più grande è quello di affrontare questo cambiamento epocale attraverso le metodologie e mentalità post-moderne e moderniste. Non è una questione di metodo ma di approccio fisico e mentale diverso, solo chi farà questo scarto ne uscirà fuori: esperienza tattile – trasfigurante – neodimensionale.
Il mondo si muove come un uomo che non sa nuotare e sbraita… è inutile agitarsi… è troppo tardi, a questo punto non serve a nulla ed ogni tentativo è vecchio, anacronistico e non funzionale: 3000 eventi virtuali e mille iniziative sono metodi che non fanno altro che rafforzare proprio quel mondo che ci ha portato oggi al collasso, l’approccio concettuale autoreferenziale manieristico obsoleto è lo stesso. La politica deve fare questo tipo di scarto se vuole trovare una strada per creare nuovi contenuti in simbiosi con le nuove esigenze del vivere contemporaneo.
Finalmente dopo 500 anni questo dramma sociale ci ha liberato dalla gabbia socio-politica della prospettiva Rinascimentale. Mi spiego meglio. Perché il Rinascimento, come ormai è assodato, costituisce la piattaforma di lancio di tutto quello che si è sviluppato in seguito. Si passa dalle arti meccaniche alle arti libere, dall’artigiano all’intellettuale. Nel Rinascimento compaiono due strumenti ai quali mi sento molto legato: uno è la prospettiva, l’altro il carattere a stampa di Gutenberg. Definisco il carattere Gutenberg e la prospettiva le due armi di distruzione totale più pericolose che l’uomo abbia mai creato. La prospettiva toglie l’esperienza empirica all’uomo: ferma lo spazio esistenziale per concettualizzarlo. All’interno del quadro prospettico rinascimentale la realtà non è più una narrazione orale tramandata di genitore in figlio, ma è una visione politica dettata dai committenti. Il carattere Gutenberg è la stessa cosa, perché trasforma a proprio piacimento l’esperienza umana. Ohi, finalmente siamo di nuovo liberi!
Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Respirando profondamente… Una volta mi hanno chiesto “Come fa a realizzare i suoi lavori? Come nasce un lavoro?” e io ho risposto “Respirando profondamente”. Occorre ritrovare l’armonia fra respiro e corpo, dilatare il “tempo” per riappropriarsi dello “Spazio”.
Come instaurare nuove relazioni? Parlando meno / viaggiando meno / partecipando a meno inaugurazioni / non partecipare alle fiere / ma lavorando di più dentro lo studio per dare più forme ai pensieri, aumentando la produzione, diminuendo le parole e le chiacchiere in giro per il mondo. Le nuove relazioni si innescheranno grazie al lavoro che dovrà parlare molto di più / che avrà l’obbligo di rappresentarci in modo proporzionale alla nostra non presenza – assenza fisica.
Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Più libero, oserei dire finalmente libero dalla gabbia dell’arte autoreferenziale e obsoleta rispetto ad un mondo che ormai ha altri contenuti e altri linguaggi e necessità. Finalmente l’utopia del ‘900 di unire “l’arte” a “la vita” troverà la sua forma perfetta. Tutto l’inutile verrà spazzato via da questo tsunami epocale, da questa onda anomala che già sta distruggendo tutte le strutture obsolete ed autoreferenziali e non ci sarà modo di salvarsi per quelli non pronti mentalmente al “Salto” epocale e alla trasformazione storica che stiamo vivendo. L’arte ha una grande possibilità di riunirsi alla vita, immagino un’Arca di Noè contemporanea dove saliranno solo le persone con idee attuali e in simbiosi con il “nuovo mondo” necessarie per ricostruire il futuro di chi si salverà.
E a tutto questo cambiamento “Non ci sono soluzioni perché non c’è problema”.
Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
La prima cosa da fare è ri-creare la comunità degli artisti, tornare a dialogare fra noi quotidianamente, confrontarci: tesi – antitesi per una sintesi migliore, rimettere l’artista al centro del dialogo e del dibattito, recuperare la figura dell’artista, tornare e riconoscerci.
La cosa da non fare più? Dare l’autorizzazione a parlare a persone che di mestiere fanno altro, l’autorizzazione a parlare a tutti di arte, l’autorizzazione di pensare che l’arte è per tutti.
Giuseppe Stampone (Cluses, Francia 1974) vive tra Roma e Bruxelles.
La sua produzione artistica alterna installazioni multimediali e disegni fatti con la penna Bic. La sua arte è una forma potente di protesta politica. Con i suoi lavori invita il pubblico a riflettere su temi fondamentali come l’immigrazione, l’acqua e la guerra. Ha fondato il network Solstizio (www.solstizio.org) co-finanziato dall’Unione Europea e sviluppato in vari Paesi, progetto basato su interventi artistici in cui le nuove generazioni trattano di temi contemporanei globali come l’ambiente, i conflitti sociali e le economie sostenibili. In Solstizio, Stampone ha realizzato varie installazioni artistiche in spazi pubblici con la partecipazione di 30.000 cittadini da dieci diverse nazioni. Collabora con varie Università come l’Accademia di Belle Arti di Urbino, lo IULM a Milano, l’Università Federico II di Napoli and il McLuhan Program in Culture and Technology di Toronto. Elabora interventi di ricerca e sperimentazione sull’arte e i nuovi media con Alberto Abruzzese e Derrick De Kerckhove. Il suo lavoro è stato esposto in diverse Biennali, musei e fondazioni internazionali, diversi dei quali posseggono sue opere. Dal 2017 è membro associato della Civitella Ranieri Foundation di New York, e dal 2013 è membro associato di The American Academy di Roma, nello stesso anno è stato invitato a svolgere una residenza artistica al Young Eun Museum of Contemporary Art (YMCA) di Gwangju nella Corea del Sud. Giuseppe Stampone è rappresentato dalla Galleria Prometeo, Milano-Lucca e dalla Galleria MLF di Bruxelles. giuseppestampone.com