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Giorgia Severi. Foto di Daniele Ferroni
Giorgia Severi da Cervia (RA)

La tua nuova ritualità quotidiana…
In verità la mia quotidianità non è stata significativamente stravolta dal Covid perché vivo in una situazione già leggermente isolata, ossia nella mia azienda agricola in campagna dove sto trasferendo anche lo studio che ora è a qualche decina di km da qui. Rispetto al mio lavoro artistico, il lockdown mi ha proibito di lavorare sul paesaggio in ambiente montano o lontano com’è mio solito fare quindi ho continuato a lavorare ad una serie di arazzi sui quali medito da tempo, ho dedicato molto alla messa a punto della mia opera più grande dedicata all’azione antropica sul paesaggio, la mia azienda agricola, che si è confermata non solo una piccola economia di sussistenza, ma un’isola felice, sana, un microcosmo di resilienza, resistenza, autonomia e libertà. Il Covid-19 mi ha confermato che la scelta è stata giusta. Se non fosse stato per la necessità di alcuni materiali di lavoro e alcune commissioni che ci costringevano ad uscire, noi qui non ci saremmo nemmeno accorti di cosa stava accadendo fuori. Devo ringraziare Joseph Beuys che studiavo in accademia, e ha impresso dentro di me l’idea che l’uomo non possa assolutamente essere separato dalla natura e dalla cultura.

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Trascorro molto tempo all’aperto in campagna nella nostra proprietà, lavorando e facendo ricerca come sempre sulla natura, le piante e il paesaggio. Come dicevo sto portando avanti una serie di opere, dei grandi arazzi che richiedono molto tempo e talvolta lascio decantare per poterli vedere con occhi più puliti la volta successiva. Quindi vivo tra casa, studio, azienda agricola e l’ufficio studio.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Cosa mi manca? L’“estroflessione”, la direzione verso l’esterno e soprattutto la dinamica di progetto in corso d’opera e in divenire in un luogo che mi interessa per questioni geologiche o per problematiche ambientali. Sono abituata a viaggiare e spostarmi molto, quindi in questo momento sento fortemente il radicamento, che non disdegno, ma se posso dire che mi manca qualcosa è l’avventura che ogni progetto lontano mi porta a respirare e sperimentare, visto che ogni volta è un’incognita per motivazioni metereologiche e logistico-ambientali dovute al fatto che si sta lavorando sul paesaggio in maniera attiva, performativa e reale.

Giorgia Severi indaga sul paesaggio inteso come declinazione antropica dell’ambiente naturale pre-esistente. Il suo lavoro è una continua archiviazione di porzioni di paesaggi che stanno andando scomparendo per come li conosciamo ora, o modificandosi molto velocemente per motivi geologici, surriscaldamento terrestre e per azione antropica, come ghiacciai e catene montuose, foreste, deserti e paesaggi dell’uomo stessi intesi come pratiche culturali legate all’ambiente. Questa catalogazione infinita avviene attraverso la realizzazione di calchi e frottage di superfici lapidee o lignee, registrazioni audio e video in ambiente, installazioni e performance.
L’ultimo progetto realizzato ed ancora in corso è ABOUT THE CREATION, iniziato nel 2019 con la più recente serie di opere ROCCA PENDICE dedicate ai Colli Euganei veneti, la serie di arazzi iniziata durante una residenza in collaborazione con Università Cà Foscari di Venezia continua nella realizzazione di grandi arazzi realizzati inizialmente in situ direttamente sulle pareti di roccia, che rappresentano la geologia del luogo, quindi la sua avvenuta, ossia la sua natura, e la sua disfatta in riferimento a ghiacciai che si sciolgono raffigurando, con disegno e cuciture, catene montuose che colano, in un’estetica cruda e grafica che richiama gli antichi arazzi. www.giorgiaseveri.com