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Jernej Forbici
Jernej Forbici da Creazzo (VI)

La tua nuova ritualità quotidiana…
La ritualità quotidiana non è cambiata molto. Sto di più con mio figlio, che è sempre un gran piacere, per il resto mi sveglio presto come sempre, caffè, sigaretta, giornali e lavoro mattiniero su internet e poi via in studio che, per fortuna, ho sotto casa e che, in queste settimane, ho avuto il tempo di sistemare e così di raddoppiarne lo spazio disponibile. Dopo anni sono riuscito pure a liberare il tavolo e ho trovato dei disegni, progetti e oggetti dei quali avevo dimenticato l’esistenza.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi manca molto la progettualità. Purtroppo, ho bisogno di stimoli per lavorare. Per me ogni mostra da preparare è un progetto. Decido le dimensioni e il materiale delle opere, faccio uno story board mentale di come voglio raccontare l’argomento affrontato e poi via! Soffiandomi sul collo, dormendo solo il dovuto e lavorando notte e giorno. Di solito sono periodi infernali anche per mia moglie (Marika Vicari, anche lei artista, ndr) e così cerchiamo sempre di non avere le mostre in contemporanea. Questo ora mi manca molto. Prima del lockdown avevo iniziato un nuovo progetto, andava molto bene anche a New York, ero molto preso, andavo a mille, preparavo un nuovo appuntamento alla Galleria Punto Sull’Arte. Avevo preparato più di trenta grandi tele ed il resto del materiale, che prendo sempre in anticipo (l’ultimo dell’anno mi faccio un bel regalo!). Ho tutto pronto, ma sto lavorando come un pensionato, aspetto di avere deadline per buttarmi.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Sinceramente un po’ mi piace il mondo com’è adesso. Dobbiamo ammettere che stiamo esagerando su tutti i fronti e che prima o poi sarebbe crollato tutto. Io spero molto che questo momento difficile e anche tragico servirà a qualcosa. Nel mio lavoro, provo continuamente a mettere uno specchio di fronte agli spettatori per fargli capire che abbiamo preso una via sbagliata, quella del puro consumismo e capitalismo senza freni. Ma ho anche capito che serve a poco. Purtroppo, l’unico modo di cambiare il pensiero o il modo di vivere e pensare è di sentire le conseguenze, reali e forti, sulla nostra pelle. Ora le stiamo sentendo, se anche le ha create un piccolo virus, ma le abbiamo portate noi in ogni angolo del mondo con il nostro modo scellerato di essere e abbiamo messo in difficolta milioni di persone. La natura sta avendo così i suoi cinque minuti di rivincita e li sta sfruttando al massimo. Spero tanto che ce ne accorgeremo.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Sono un grande viaggiatore… nel pensiero. Viaggio parecchio per lavoro ma non per il viaggio stesso. Divoro le riviste di viaggi e i libri, ma quando propongo queste mie idee, ammetto, qualche volta anche esagerate, arriva la risposta: “faremo, quando sarà il momento”. Ecco, per quello voglio iniziare a viaggiare davvero (in modo molto spartano) e non voglio sentire mai più la risposta: quando sarà il momento, perché i momenti giusti potrebbero svanire da un giorno all’altro.

Jernej Forbici è nato a Maribor (Slovenia) nel 1980. Laureato a Venezia in Pittura all’Accademia di Belle Arti (cattedra C. Di Raco). Dopo la Laurea specialistica in arti visive e discipline dello spettacolo, si dedica al paesaggio e ai grandi formati, raccontando la storia del suo paese di origine, Kidričevo, una cittadina immersa nel verde segnata dall’industria di alluminio. Del 2002 è la prima personale, Genesis. Espone nel 2005 all’IBCA a Praga e nel 2009 l’Accademia di Belle Arti di Venezia gli dedica una retrospettiva In My place ai Magazzini del Sale. Seguono la 54. Biennale di Venezia, Standing in the edge a Vienna e le residenze a Berlino, Londra e a Parigi. Sleep now in the fire, Blurry Future, Auri sacra fames, Welcome to the final show e Long gone sono le ultime grandi personali che lo vedono protagonista tra Belgio, Italia, Slovenia e New York. Presente inoltre in molte mostre, fiere, istituzioni e collezioni, collabora con Romberg Arte Contemporanea (Latina), Sist’art gallery (Venezia) e Hugo Galerie (New York).  Galleria di riferimento dell’artista è Punto sull’Arte di Varese.