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Blog

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Mario Sughi da Dublino (Irlanda)

La tua nuova ritualità quotidiana…
Vivo e lavoro a Dublino. Qua le restrizioni non sono (o perlomeno fino ad ora non sono state) così vincolanti come altrove. Sul tardo pomeriggio esco per lunghe passeggiate. La polizia non ti ferma, l’importante è mantenere un poco le distanze gli uni dagli altri. Almeno due metri è scritto sui vari cartelli luminosi che s’incontrano lungo la strada. Le coppie tuttavia camminano tutte abbracciate, ancora più strette del solito come se il loro abbraccio volesse dire al mondo intero “noi siamo coppie, il nostro amore è più grande di qualsiasi restrizione”. Sono contento per loro! Ma il mio pensiero corre alle persone che, invece, sono sole!
Poi, incontri delle famiglie anche loro belle strette attorno ai loro bambini. Guardandole le diresti serene, tranquille se non fosse che d’improvviso saltano via dall’altra parte dei marciapiedi quando gli passi accanto. A volte non ci si scambia più nemmeno un sorriso, un gesto di scusa (per via di quella brusca manovra), come se questo nostro nuovo comportamento (questo scansarsi a vicenda a prima vista) fosse diventato la cosa più normale, istintiva del mondo!
E, poi, ci sono quelli con le mascherine e maschere, a volte maschere a tutto volto. Colorate, blu, viola, a volte bianche a volte tutte nere! Mentre cammino per un attimo mi dimentico del virus e mi diverto ad immaginare cosa succederebbe adesso se questo corteo di maschere incontrasse sulla strada un gruppo di giovani ragazze che perché mussulmane indossano il velo!?! Lascerebbero cadere per una volta gli insulti!? O urlerebbero come sempre han fatto: “ah che orrore coprirsi il volto! Da noi questo non succederà mai!” E le ragazze come risponderebbero a questi uomini in maschera!?! Questi pensieri mi passano ogni tanto per la testa quando cammino per le strade surreali, belle e, allo stesso tempo, tristi, quasi sempre con poche persone e, soprattutto, con così poche macchine.
Le persone per lo più sono in casa e le rivedo tutte la sera sui social, in qualcuno dei loro nuovi video amatoriali. E mi chiedo, davanti a questa nuova esplosione di video fai da te di persone che parlano al mondo intero (o forse solo a se stesse) attraverso la telecamera di uno smartphone, e se fossimo tutti diventati delle miniature del Grande Fratello di Orwell in 1984? Non facciamo altro che spiarci e lasciarci spiare vicendevolmente dentro le nostre case, male illuminate e fatte di pareti trasparenti. E se tutto fosse solamente e più banalmente un grande autoritratto di questa nostra società: sempre più simile ad un’orgia di piccoli porno amatoriali realizzati senza più riservatezza, privacy o censura?! Ecco, questa è la nuova ritualità quotidiana in cui mi specchio e a cui mi rivolgo anch’io in un mare complicato di sempre indicibili contraddizioni!

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni? 
Oltre che lavorare con tecniche tradizionali e con gallerie d’arte, io sono anche illustratore per lo più per case editrici e magazine, e produco i miei lavori disegnando direttamente al computer. E debbo dire che disegnare e dipingere al computer è diventato per me un medium come altri con i suoi vantaggi e svantaggi. Vantaggi per esempio esistono a livello di distribuzione del lavoro.
Nei giorni del “virus”, per esempio, ho collaborato con Olvidados, un giovane collettivo artistico di Cesena e Forlì. Come sempre più spesso accade, non ci eravamo mai incontrati di persona. Mi hanno contattato via email qualche settimana fa e mi hanno chiesto dei disegni da accompagnare al loro Blog che intessono insieme ai loro lettori al tempo della quarantena. Il blog è intitolato “Un po’ di Amore un po’ di Libertà” loro provvedono ai testi, io, da Dublino, invio i miei lavori: le mie illustrazioni digitali. E, poi, lo stesso (intendo tutto via email, wetransfer, dropbox etc…) è accaduto con Rivista “A”, rivista storica degli anarchici e del mondo dell’editoria italiana, per cui ho appena creato il disegno di copertina per il numero di maggio e accompagnato con mie illustrazioni un loro dossier inerente alla nostra società ai tempi del “virus”.
Anche se oramai sono, e siamo, abituati a lavorare a distanza, mi fa ancora un certo effetto il momento del clic sul pulsante “Invia” della email: il mio lavoro, a cui ho dedicato giorni e giorni, in un secondo entra in una redazione di Milano, Cesena, ecc… Esattamente come è qui davanti a me!

Stiamo capendo che si può vivere con meno mobilità?
Forse e purtroppo… sì! Prima ancora di essere cittadini siamo esseri umani. E l’uomo è nato e fatto per muoversi del tutto liberamente, sta nella sua stessa condizione essenziale di esistere. Se lo confini ad un luogo, lo costringi come un pesce rosso nella vasca, un usignolo in una gabbia, un bel fiore in un vaso! Negli ultimi cinquant’anni anni, gli spazi verdi nelle nostre città sono diminuiti a vista d’occhio. Le strade sono diventate solo per le macchine. I palazzi popolari hanno finestre sempre più piccole, balconi sempre più ristretti e da tenere chiusi pressoché 24 ore su 24 perché l’aria, fuori, è irrespirabile e il rumore delle strade assordante. Ora che questa libertà di movimento è ristretta ulteriormente, il mondo digitale, sulle prime, diviene una specie di rifugio (un piccolo sollievo), ma rischia poi di diventare la nuova realtà che si sostituisce a quella naturale. Ma un mondo dentro al quale possiamo agire senza più doverci muovere non potrà mai essere il nostro habitat naturale! Non di certo un habitat ideale per esprimere pienamente quello che interamente siamo!

Mario Sughi aka nerosunero è nato a Cesena nel 1961. Figlio di Alberto Sughi, è nel suo studio sotto la sua guida che Mario ha iniziato a dipingere e disegnare. Verso la fine degli anni Settanta a Roma pubblica i suoi primi disegni e illustrazioni per Il Male e Zut, due riviste satiriche popolari del tempo. Nel 1986 si laurea all’Università La Sapienza di Roma con una laurea in Arte e Storia. Tre anni dopo si trasferisce a Dublino dove nel 1995 completa un dottorato in storia medievale presso il Trinity College. Nel 1996 presso la Queen’s University, Belfast, prepara per la Manuscripts Irlandese un’edizione di un testo medioevale latino. Al suo ritorno a Dublino ritorna alla sua occupazione originaria, lavorando come illustratore per una firma di archeologi. Fu durante questo periodo che inizia ad usare tecniche digitali per il suo disegno. Nel 2007 lascia la compagnia di archeologi per dedicarsi al lavoro di illustratore e artista a tempo pieno. In quell’anno si tiene la sua prima collettiva a Dublino presso la Galleria Loft di Lombard Street, seguita dalle sue prime esposizioni personali, presso la Green Room di Manchester nel 2010, e poi presso la Exchange Gallery in Temple Bar prima e poi The Complex Studios in Smithfield Square, a Dublino nel 2011. Come scrive Tommaso Evangelista in un recente catalogo, edito da Vanillaedizioni, l’artista “lavora sulla rielaborazione della pratica quotidiana attraverso una contemplazione ambigua del corpo e dei luoghi. Come un moderno viaggiatore osserva la realtà con un atteggiamento misto di distacco e partecipazione, un “uomo della folla” virtuale, invisibile eppur sottilmente presente nel cogliere, nella vaghezza del consueto, una traccia (teatrale) di desiderio e libido”. www.nerosunero.org