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Angela Madesani
Angela Madesani da Biella

La tua nuova ritualità quotidiana…
Dalla fine di febbraio mi sono trasferita in montagna, in una casa vicino al bosco. Non posso certo lamentarmi, riesco a lavorare, vedo la natura e la vivo, anche se parzialmente. Leggo, studio, ascolto musica, guardo film e naturalmente lavoro con gli strumenti che la tecnologia mette fortunatamente a disposizione.
L’ansia per la malattia, per il mondo, per il futuro, mi accompagna quotidianamente.
I miei animali sono felicissimi vivono tutto il giorno nei prati, nel bosco e la sera distrutti tornano a casa a mangiare e a dormire nei loro giacigli: un altro aspetto dell’esistenza di questi giorni che mi conforta.
Vedere i mutamenti della natura, l’arrivo prepotente della primavera è davvero un privilegio per una persona come me, sempre vissuta in città. Un albero in fiore mi dà la forza di pensare che verranno giorni migliori. Devono venire giorni migliori, per tutti. Speriamo che l’uomo cominci o ritorni a pensare di essere la parte di un tutto e non l’unica ragione dell’esistenza dell’universo.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi manca il mio studio di Milano, la mia biblioteca, mi mancano le opere degli artisti nei loro studi, nelle gallerie, i musei. Ho negli occhi i quadri, le luci, i colori di Georges de La Tour, l’ultima mostra che ho visitato, a Palazzo Reale di Milano. Penso che ritrovare tutto questo costituirà una vera e propria riscoperta. Sono sempre più convinta che occuparsi di arte, con tutte le fatiche che comporta, sia stata una delle scelte giuste della mia vita. Anche in questi giorni di tristezza, quanto ho avuto il privilegio di vedere e di studiare nel corso degli anni, mi riempie la testa, i pensieri, gli occhi e la memoria.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Mi piacerebbe essere ottimista, ma temo che ci aspettino momenti di grande difficoltà. In questi mesi di blocco totale, molti di noi hanno continuato ad avere spese fisse, ma nessun guadagno. Penso alle gallerie, ai curatori indipendenti come me, agli artisti.
Quando riusciremo a ripartire, anche se con modalità diverse da quanto è stato sino a due mesi fa, spero che riusciremo a discernere cosa è veramente importante, per cosa vale la pena prendersela. Fare tesoro delle disgrazie sarebbe un grande segno di saggezza e di maturità, ma ce la faremo? A questo proprio non saprei rispondere.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Le conseguenze lavorative immediate sono state la mancata apertura di tre mostre da me curate: una alla 10 A.M. Art Gallery di Milano, una mostra sul lavoro di Claudio D’Angelo, un raffinato artista da scoprire; la Biennale Donna di Ferrara, dedicata al lavoro di matrice sociale di una dozzina di fotografe, che hanno operato tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta: da Diane Arbus a Lisetta Carmi a Letizia Battaglia alla finlandese Leena Saraste.
La terza mostra, alla Fondazione Ragghianti di Lucca, è dedicata a due decenni (gli anni Sessanta e Settanta) di ricerca di Cioni Carpi, un artista di straordinario interesse.
Spero che almeno le due mostre negli spazi pubblici possano slittare a tempi migliori. Altre mostre delle quali mi sarei occupata per la Basilica di San Celso a Milano inaugureranno in autunno. La stagione estiva della Oxo Gallery di Barga della quale mi stavo occupando slitterà alla prossima estate. Un bel progetto di matrice sociale con l’Archivio Scaccabarozzi non potrà avere luogo nell’immediato, ma sono certa che riusciremo a occuparcene più in là.
Il futuro? Chi può dirlo? Bisogna cercare di costruire in armonia con il circostante. Io spero in un mondo più riflessivo che chiacchierone, un mondo in cui gli influencer, i social, le dichiarazioni usa e getta abbiano un po’ meno peso di quanto ne hanno avuto negli ultimi anni. Credo sia utile sperare, continuare a progettare, essere più che mai uniti.
Essere realisti non vuole dire essere negativi, anzi. Bisogna trovare delle soluzioni, probabilmente nuove, rispetto a quanto è stato fatto sino a ora. Credo che mai, come in questo momento, sia opportuno crederci cercando di andare avanti.

Angela Madesani storica dell’arte e curatrice indipendente è autrice, fra le altre cose, del volume Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia, di Storia della fotografia per i tipi di Bruno Mondadori e di Le intelligenze dell’arte Gallerie e galleristi a Milano 1876-1950 (Nomos edizioni), di cui sta curando la seconda parte.
Ha curato numerose mostre presso istituzioni pubbliche e private italiane e straniere.
È autrice di alcuni volumi di prestigiosi autori fra i quali: Gabriele Basilico, Giuseppe Cavalli, Franco Vaccari, Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Elisabeth Scherffig, Anne e Patrick Poirier, Luigi Ghirri. Collabora con la rivista Artribune. Insegna all’Accademia di Brera e all’Istituto Europeo del Design di Milano.