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Roberto Ghezzi
Roberto Ghezzi da Cortona (AR)

La tua nuova ritualità quotidiana…
Dopo l’incredulità dei primi giorni, la rabbia per le occasioni perdute (mostre chiuse in anticipo o non realizzate, un grande progetto tra Trieste, la Slovenia e la Croazia rinviato a data da definire e timore per il futuro, comune a tutti coloro che, come me, vivono della propria ricerca), ho iniziato subito a riprogettare la mia quotidianità cercando di trarre il meglio con tutto ciò che mi rimaneva a disposizione. E quindi me stesso, poiché vivo solo, i miei ricordi, i miei libri e la mia arte. Le mie giornate sono diventate mano a mano più dense, più intime, come un viaggio diverso, inconsueto, sotto certi aspetti sorprendente, che mai avrei immaginato di dover fare. Ci sono mondi inesplorati accanto a noi. Dentro di noi.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Sono sempre stato un solitario nel portare avanti la mia ricerca artistica. Ho scelto di abitare fuori dalle consuete rotte dell’arte contemporanea proprio per poter seguire questa vocazione.
Ma l’impossibilità di viaggiare, o anche soltanto di raggiungere il bosco, il fiume o il lago a pochi chilometri da qui, mi ha costretto a volgere lo sguardo altrove. Il giardino del mio studio è divenuto d’un tratto la mia foresta, la vecchia vasca per la raccolta delle acque piovane si è trasformata nel mio fiume. La sensazione di prigionia, lo smarrimento iniziale, hanno lasciato lentamente spazio ad un senso di cauta meraviglia per la riscoperta di un microcosmo che avevo sempre trascurato, alla ricerca di luoghi estremi dall’altro capo del mondo. Ho iniziato a disegnare ciò che mi circonda con lo stesso entusiasmo con cui affronto una residenza in una terra straniera, a raccogliere materiale per piccole sculture. Tra poco installerò delle tele anche qui, nella stessa terra sulla quale sorge la mia casa e che, sino a ieri, utilizzavo soltanto per i miei esperimenti. Mi viene in mente un bellissimo passo delle Confessioni di S. Agostino, che ogni tanto ripeto a me stesso: “E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, ed i grandi flutti del mare, ed il lungo corso dei fiumi, e l’immensità dell’Oceano, ed il volgere degli astri… e si dimenticano di se medesimi”.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
La spietata e meravigliosa indifferenza di Madre Natura, che la rende ancor più affascinante, misteriosa e insondabile. La mia fragilità, la fragilità dell’esistenza umana, che progetta una vita su Marte ma è impotente di fronte a un virus più piccolo di un granello di polvere. L’importanza del tempo. Tempo per sentire, per creare, per amare. Tempo per meravigliarci, per pregare. Tempo per vivere ogni istante in più. Perché sì, gli Uomini sono esseri davvero singolari: vivono come se non dovessero morire mai e, come direbbe Tenzin Gyatso, muoiono come se non avessero mai vissuto.

Roberto Ghezzi nasce nel 1978 a Cortona. Cresciuto nello studio di scultura del nonno e del padre, ha frequentato il Liceo “Luca Signorelli” di Cortona e l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Negli anni matura un disegno concettuale che, muovendo da riflessioni e sperimentazioni sul paesaggio naturale, a partire dalla pittura, trova espressione in un corpus di lavori inediti, da lui stesso denominati, mediante un neologismo, Naturografie. Si tratta di opere che Roberto Ghezzi realizza attraverso la natura, in un dialogo dove Uomo e Ambiente entrano in profonda e originale connessione. Ha effettuato decine di residenze artistiche, ricerche sperimentali e installazioni ambientali in luoghi selvaggi di tutto il mondo. Le sue due ultime mostre personali, a conclusione della residenza artistica “Patagonia 19.20”, sono state allestite presso il Museo della Fine del Mondo di Ushuaia e presso il Museo Municipale di El Calafate in Argentina. Le sue gallerie di riferimento sono Nous Art Gallery di San Gimignano e EContemporary di Trieste. www.robertoghezzi.it