Diego Dutto. Evolutionae

Sempre più attratto da temi e soggetti “simbolici”, il lavoro di Diego Dutto si sta progressivamente evolvendo, allontanandosi da ciò che negli ultimi anni ha reso riconoscibile la sua ricerca. Da un ideale bestiario ispirato ad animali arcaici a soggetti che riportano la mente a «virtù e valori mitici, leggendari, quasi estinti».
Le tematiche di cui si fanno portavoce le sue creature ibride sono talmente conosciute da sembrare retoriche ma stimolano, invece, la mente dell’artista a competere con il linguaggio contemporaneo con estrema sintesi e forza comunicativa. [Francesca Di Giorgio]

La produzione dell’artista si presenta come un universo sommerso, tornato alla luce dopo millenni, rimettendo in gioco il concetto stesso di evoluzione, una presa di posizione sulla realtà contemporanea e una consapevolezza sulla grandiosità del passato. Non è un caso la scelta di figure animali come la tartaruga marina, la manta e la chimera perché oltre ad avere in comune una storia millenaria e leggendaria, hanno tutte forme affusolate rotondeggianti che si incastrano a forme geometriche, linee curve e linee rette, morbide e rigide, e così via. Tutte possiedono il senso della velocità e sembra, dalle loro strutture biomeccaniche, che possano volare senza confini tra mare, terra, cielo e spazio, capaci di viaggiare attraverso qualsiasi superficie acquatica o terrestre. Svolgono azioni naturali ma allo stesso tempo diventano artificiali ai nostri occhi perché riescono a coniugare leggerezza e dinamicità attraverso questa simbiosi di vita e non-vita. Il confine quindi di ciò che sembra vero e ciò che appare artificiale diventa una linea di confine veramente invisibile. [Enrico Mattei]