Volume pubblicato in occasione dell’omonima mostra, a cura di Angela Tecce e Alberto Zanchetta, presso la Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, 16 ottobre – 15 novembre 2014.
Con il recente restauro dell’altare maggiore di Girolamo Santacroce si può considerare conclusa la lunga fase di lavori che, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, ha interessato la chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli; la chiesa è stata riaperta e restituita alla città anche se molto resta ancora da fare.
Il recupero è stato particolarmente significativo considerando la drammatica storia subita dalla chiesa che, assieme alla vicina Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, ha avuto spesso il triste privilegio di costituire un simbolo del degrado e dell’incuria dei monumenti a Napoli e uno tra i luoghi dimenticati dagli stessi napoletani.
Il monumento costituisce quasi una summa della storia della città, dai resti delle murazioni greche e romane alle tracce delle strutture medioevali, alle trasformazioni cinquecentesche che hanno dato l’aspetto attuale della chiesa, fino agli interventi settecenteschi riguardanti l’altare maggiore.
Filo conduttore dell’intervento di restauro, a cui hanno lavorato insieme le tre Soprintendenze, è stato proprio rintracciare la storia di stratificazioni, rimaneggiamenti, aggiunte, riutilizzi, su cui si è innestata la serie di eventi drammatici che hanno colpito profondamente lo straordinario patrimonio storico artistico della chiesa. Gli arredi in marmo hanno subito gravi manomissioni e spesso se ne sono salvati solo frammenti e da tale condizione di smembramento ha preso l’avvio il paziente lavoro di individuare, raccogliere, ricomporre.
La Soprintendenza, che ho l’onore di dirigere, ha fatto sua l’idea di realizzare a Sant’Aniello una mostra di Vincenzo Rusciano, proprio perché una testimonianza artistica contemporanea possa evocare in modo poetico ed efficace questa memoria. Nella zattera ideata dall’artista si intravedono frammenti e lacerti di sculture e oggetti tracce di un passato di cui molto si è perso, ma per fortuna tanto si è salvato.
Fabrizio Vona
Soprintendente per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici e per il Polo Museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta